“Grande la confusione sotto il cielo ecc ecc”. Lo diceva Confucio o chi per lui (con tutto il rispetto).
Mix di sentimenti contrastanti.
La busiarda l, La Stampa, di oggi dedica una doppia pagina a 15 giovani (persone sotto i 30 anni) finiti tra i primi 100 in un listone di Forbes dedicato ai nuovi leader.
Detto questo:
- i giovani in questione vengono definiti “la futura classe dirigente”, ma se se ne leggono le schede, sono praticamente tutti fondatori di start-up, per lo più incubate dal Poli
- ne consegue: cosa significa per La Stampa “classe dirigente“? Perché se i giornali per primi non ne sanno delimitare il concetto, come faranno a svolgere il loro delicato incarico di guardiani della democrazia? La classe dirigente può essere composta da giovani con grandi idee innovative ma, probabilmente (spero di sbagliarmi ma temo di no) poco tempo per impegni civili, competenza di governo della cosa pubblica, capacità di gestione sociale? O forse siamo di fronte più correttamente a una futura “classe imprenditoriale”? La questione non è di lana caprina, perché dalle etichette che si appiccicano alle persone ne conseguono comportamenti attesi
- La Stampa decide di accompagnare il listone con una foto di scena di A Beautiful Mind. Perchè ovviamente nel 2022 essere imprenditori o innovatori vuol dire essere matematici schizofrenici
- chiudo con una botta di orgoglio. Essere ingegneri è ancora garanzia di perculamento a vita, anche a causa della stessa cultura che porta i giornalisti della Stampa a creare minestroni vergognosi del genere, ma alla fine fa ancora, abbastanza, la differenza.