Erano i primi anni ’80, avevo circa dieci anni, guardavo la tv ed ecco i primi documentari di Piero Angela.
Facciamo un flashback a uso dei nativi digitali: in quel periodo non era come adesso, con diecimila canali televisivi, streaming e YouTube. Di canali ce n’erano pochi, e nessuna alternativa. Ti ciucciavi quello che passava il convento.
I documentari di Angela negli anni ’80 sono una boccata d’aria fresca. Finalmente non parlano solo di animali (a cui non sono interessata) ma anche di scienza e tecnologia.
Mio papà aveva la quinta elementare ma era appassionatissimo di meccanica, e cercava di trasmettermi il suo amore verso la manualità e la creatività pratica. I programmi di Piero Angela prima, e i suoi libri poi, erano un modo per papà e per me di dare spago alla mia curiosità, di farmi capire la bellezza della scienza, le infinite opportunità che questa regala a chi l’abbraccia.
Papà mi comprava tutti i suoi libri e io, ragazzina, grazie alla capacità di Piero Angela di farsi capire, ho potuto scoprirci dentro un mondo meraviglioso.
Mi ricordo come fosse ora quando, d’estate, ne usciva uno nuovo, io lo prendevo in mano piena di curiosità e voglia di divorarlo. Su quei libri ho imparato l’importanza di essere chiari quando si parla di argomenti complessi o tecnici. Ho imparato che “fare i fighi per non farsi capire” non paga e non aiuta nessuno, nemmeno chi lo fa. Ho imparato che spiegando bene i concetti complessi si può cambiare la vita alle persone. In meglio.
Alle superiori ho scelto l’Istituto Tecnico, e poi il Politecnico, diventando Ingegnere.
La passione per le materie STEM e la vita che queste mi hanno regalato le devo a mio padre e a Piero Angela, che ha saputo, senza saperlo, aiutarlo a darmi una strada.